Verità difficili da riconoscere

I cuccioli neonati dovrebbero stare a contatto con estranei per un brevissimo periodo della loro vita. Questo è un modello di adattamento perfettamente normale e protettivo, che permette e assicura una precoce socializzazione con la propria specie, ma successivamente protegge il cane da potenziali predatori. Noi traiamo vantaggio da questo meccanismo di comportamento naturale fissando, durante questo stadio critico, la nostra persona nella mente del nostro cane.

Così facendo, tuttavia, diventiamo parte del loro mondo ed essi si aspettano di conformarsi a esso. Un cane non vuole arrivare a comportarsi come un uomo. Un cane si aspetta che un uomo si comporti come un cane, partecipi alle attività di gruppo, giochi, vada a caccia con lui, dorma nella stessa tana. La caratteristica essenziale del nuovo ambiente del cane, tuttavia, siamo noi. I cani, da quei magnifici osservatori che sono, rispondono al minimo cambiamento nello stato d’animo dei loro padroni, proprio come i bambini rispondono ai cambiamenti negli stati emotivi dei loro genitori. Ora ci sono prove convincenti che gli atteggiamenti di un proprietario sono direttamente collegati con alcuni problemi di comportamento nei cani. Il proprietario del cane in genere preferirebbe non credere  che le sue condizioni mentali abbiano un rapporto diretto con le condizioni mentali del cane, che lui possa essere la causa del cattivo comportamento del cane. Allo stesso modo, gli allevatori di cani sono riluttanti ad accettare l’idea che esistano cani cattivi, mentre sono convinti che esistano  proprietari cattivi. Entrambi gli atteggiamenti sono restrittivi e miopi. Certamente i fattori genetici dotano il singolo individuo di determinare tendenze e predisposizioni a diventare in un certo modo. Anche le pressioni materne, ambientali e ciò che li circonda alterano il comportamento del cane, ma in definitiva, e in questo il cane si diversifica dalla maggior parte delle altre specie, le capacità e le tendenze del cane e il completo sviluppo della sua mente dal genere di rapporto che esso instaura con il suo padrone. Questo rapporto si completa nel successivo stadio critico, il periodo giovanile che va dalle dodici settimane di età, alla maturità sessuale, ma prima dobbiamo considerare che c’è una questione che ha ancora bisogno di risposta.

(Fonte dal libro "La mente del cane" di Bruce Fogle)


La conferma di Cesar Millan

Mai sentito parlare dell’«odore della paura»? Non è solo un modo di dire. Gli animali percepiscono le vibrazioni dell’energia, ma l’olfatto è il loro secondo senso più forte, e in un cane l’energia e l’olfatto sembrano profondamente collegati. E in effetti i cani svuotano le loro ghiandole anali quando hanno paura, emettendo un odore caratteristico non solo per gli altri cani, ma anche per la maggior parte degli animali (inclusi noi). Il senso dell’olfatto di un cane è collegato al sistema limbico, la regione celebrale responsabile delle emozioni. Nel suo libro La mente del cane, Bruce Fogle cita degli studi degli anni Settanta che dimostrano come i cani possano individuare l’acido butirrico, uno dei componenti del sudore umano, in una concentrazione fino ad un milione di volte inferiore a quella che riusciamo a  percepire noi esseri umani. Pensate ai sensori della macchina della verità in grado di individuare minuscoli cambiamenti nella sudorazione delle mani di una persona quando questa mente. In pratica il vostro cane è una macchina della verità vivente!

(Fonte dal libro "L’uomo che parla ai cani" di Cesar Millan)

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